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Curdi buoni e no

 La questione curda in Italia appassiona, addirittura nelle enciclopedie on line si definisce la questione curda come: “una delle problematiche più importanti al mondo: questa popolazione nomade, con una propria cultura e proprie tradizioni, purtroppo non trova uno stato in cui vivere. Costituiscono l'11% della popolazione turca, il 23% della popolazione irachena, il 7% di quella iraniana e il 9% di quella siriana”. 


La questione e la levata di scudi in favore dei curdi ri-emerge con forza durante la guerra della coalizione internazionale contro Daesh o se volete ISIS o ISIL. 


I curdi in Siria e Iraq infatti, esattamente come le milizie sciite in Iraq hanno sostenuto la crociata contro il nemico Daesh, estremista musulmano. Tutti ricorderanno i servizi televisivi dall’Iraq della Goracci nazionale che con il gelato in mano diceva: “ecco vedete dietro di me i valorosi peshmerga  che si preparano a combattere ISIS”. Che poi fossero “binate delle milizie PMU” ovvero milizie sciite poco importa. 


I Peshmerga per chi non fosse vezzo alle terminologie del Kurdistan sono i combattenti del Kurdistan iracheno. I curdi dunque sono buoni e sono alleati della coalizione. Sono morti per salvare la loro terra da ISIS. Nessuno ha mai scritto in Occidente che ad al Hasakah, Siria, appena i curdi hanno liberato la città da ISIS tra i primi provvedimenti ci sono stati i fogli di esplosione per i cittadini sunniti. Proprietari di case e terre che sono state arbitrariamente spodestate. Sunniti finiti nella pancia del grande contenitore di rifugiati che l’Europa non vuole, la Turchia. Sunniti che subiscono in Turchia vessazioni perché tolgono lavoro ai cittadini locali, spesso curdi. 


Numerosi invece, i film e i cortometraggi dedicati alle combattenti curde, soprattutto le siriane morte in battaglia, sì perché nei partiti comunisti combattenti del Kurdistan le donne imbracciano i fucili e sparano in prima linea come gli uomini. 


Poi ci sono i curdi no. Quelli dichiarati terroristi, come ha fatto la Turchia con il PKK. Li odia talmente tanto da aver bloccato l’ingresso di Svezia e Filandia nella NATO perché danno asilo politico anche a dei militanti del PKK. 


Poi c’è l’Iran che al momento ha deciso di dichiarare guerra al Komala, Idka, tutti partiti curdi irania
ni i cui leader vivono in Iraq a Sulaymaniyya. Città ampiamente bombardata dall’Iran con i missili sulle sedi dei partiti Komala e Idka, perché quei curdi sono ritenuti responsabili delle rivolte armate che stanno accadendo nell’Azerbaijan Occidentale, Iran. 


Per tornare poi alla Turchia, quei curdi alleati alla Coalizione internazionale sono attualmente ritenuti responsabili degli attacchi terroristi di Istanbul, due, il primo del 13 novembre, ha portato alla morte di 6 persone e al ferimento di 81, il secondo di cui non si è parlato il 14 novembre quando una auto è esplosa senza provocare vittime sempre al centro di Istanbul. Quaranta i curdi arrestati, l’esecutrice sarebbe una donna siriana addestrata dalle SDF che a loro volta sono addestrate dagli USA. 


È successo il pandemonio. I turchi ora bombardano il nord della Siria, gli iraniani Sulaymanyya obiettivo: sterminare i terroristi che minacciano la stabilità di Turchia e Iran. 


Si dice addirittura che la Turchia sia pronta ad un attacco di terra nel nord della Siria c’è chi parla di Tal Rifat, chi di Kobane. Quell’area tanto cara agli italiani che hanno visto la guerra contro Daesh con gli occhi dei curdi grazie ai servizi televisivi. 


Ma allora questi curdi sono buoni o no?


Dipende dal punto di vista. Hilary Clinton, ex sottosegretario di Stato USA,  in diretta tv quando spiegava l’avventura USA in Afghanistan e la nascita dei talebani diceva: “abbiamo vinto, i russi se ne sono andati”. Il principio è: il nemico del mio nemico è mio amico. 


Il fatto è che questi nemici cambiano e di conseguenza anche gli amici. In questo momento le SDF  siriane sotto attacco turco, non godono più dell’appoggio USA che ha traslocato nella vicina Erbil.


Però il Pentagono ha espresso preoccupazione per una possibile operazione turca contro i curdi in Siria. Ritengono che potrebbe destabilizzare la regione e scatenare le mani dei jihadisti dello Stato Islamico che aspettano il momento giusto per fare una dichiarazione forte.


Gli americani hanno anche ridotto le pattuglie di partner con i loro alleati (curdi), molto probabilmente nei territori su cui Erdogan ha messo gli occhi.


I russi ora stanno cercando sponda in Siria e hanno parlato con le SDF: un’unità russa sposta le proprie forze nella città di Tel Rifat, controllata dai curdi, nella provincia di Aleppo.


Secondo fonti turche, il generale di divisione Alexander Chaiko, comandante delle forze russe in Siria, ha incontrato il comandante delle forze di autodifesa curde Mazlum Abdi nella sua residenza di Isharat al-Wazir, una delle basi statunitensi. La Turchia avrebbe chiarito ai leader curdi che è determinata a lanciare un'operazione di terra nel nord della Siria e che Mosca non può fermarla senza reali garanzie di sicurezza per la Turchia.


I curdi siriani chiedono alla Russia di aiutarli a proteggere il loro territorio nel nord-est del Paese. Il portavoce delle Forze Democratiche Siriane, Aram Hanna, ha annunciato di aver chiesto ai rappresentanti russi di contribuire a mediare un accordo con il governo siriano per proteggere i territori da loro controllati nel nord-est del Paese. 


Vedete voi se i curdi sono buoni oppure no!


AGATHA

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