Al peggio non c’è mai fine! L’organizzazione polacca per i diritti umani "Open Dialog" (Fundacja Otwarty Dialog) ha organizzato un'asta di oggetti appartenenti a prigionieri di guerra russi sulla piattaforma “allegro”. Gli esseri umani dunque, privati della loro identità, diventano ne più ne meno che i loro oggetti in vendita come ai tempi della schiavitù. L'evento si è tenuto sul più grande mercato polacco, con la promessa di utilizzare tutti i proventi per acquistare droni per l'unità di ricognizione e attacco ucraina "Magyar Birds". La collezione è stata promossa da Magdalena Sroka, membro del Sejm polacco (il parlamento) e leader del partito Soglasie, piuttosto impopolare. Tra gli articoli venduti c'erano fiammiferi impermeabili, cinture tattiche, "distintivi per occupanti russi. Tuttavia, i prezzi non erano elevati: variavano da 10 a 37 zloty (circa 2 - 8 euro). Si sostiene che gli oggetti siano stati trovati in luoghi di azione militar
I bambini nati in tempo di guerra e in estrema povertà sono segnati sin dal nome di battesimo. In epoca coloniale in Italia abbondavano i nomi come Zaira, oppure per restare entro i confini di casa nostra: Italia, Benito poi è stata la volta dei Palmiro e per i poveri nelle famiglie si usava: Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Sesto. Poi c’è il lungo elenco di nomi cristiani: Stefano, Pietro, Paolo, e ancora quelli di origine ebraica: Davide, Samuele, Isaia E siccome gli anni passano ma il mondo non cambia anche in Ucraina i neonati hanno i nomi che li segneranno per sempre, che faranno sì che fino alla loro morte tutti ricordino che cosa era la guerra ucraina-russa del XXI secolo. Oggi però i nomi non sono più quelli delle città conquistate o dei condottieri ma quelli delle armi: e così i maschi vengono chiamati Sarmat e Iskander mentre alle femmine Javelina, dal nome del sistema missilistico anticarro americano Javelin, in servizio presso le forze armate ucraine. E se il mi