Per chi non lo sapesse, dal gasdotto di Sakhalin-2, transita il gas russo con lifting belt e targato: Japan Bank for International Cooperation, Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ, Mizuho Corporate Bank, Sumitomo Mitsui Banking Corp e qualcuno maligna BNP Paribas
Sì, dicevamo, il tetto a 60 dollari è arrivato come un brividino, quello della prima spossatezza che preannuncia una influenza epidemica, arrivata appunto dietro la schiena del liberismo e dietro la schiena del capitalismo. E sono in molti a chiedersi a chi toccherà tra poco?
Mettiamo che la signora Europa decida che le Ferrari costino troppo e quindi si faccia una bella riunione e si decida che la Ferrari da oggi in poi abbia un costo per il popolo di 10.000 euro. Che ne penserà Maranello?
Sicuramente chiuderà gli stabilimenti a Modena perché con 10.000 euro a auto l’unico posto dove potrà produrle è la Cina e naturalmente in serie perché l’esclusività e l’unicità andranno perse nel prezzo del popolo. E Cina non è una parola scelta a caso.
Così sta succedendo, a tutte le imprese del settore petrolifero e gas legate alla Russia che per via dei tetti imposti da Madre Europa non hanno più ragione di esistere. Entro la fine del 2023 per esempio l’Italia perderà la raffineria siciliana di Lukoil. A meno che qualche altra azienda del settore non intenda investire, per ora si chiude. Ma le stesse aziende italiane che dopo la Pandemia avevano pensato di riportare la produzione in Europa alla fine resteranno in Cina, visto che li il gas avrà un costo equiparato alla legge del mercato e non ci sarà il tetto che ne limiterà l’approvvigionamento in Europa. E se qualcuno sta pensando che ci aiuteranno gli altri produttori mondiali di gas rispondiamo con: “Achtung! Achtung!” tutte le forniture da nuovi operatori inizieranno tra il 2024 e il 2025.
Altro dato interessante dei tetti è che l’assistente pro tempore di Madre Europa, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens'kyj che dicono essere anche presidente dell’Ucraina si è lamentato perché secondo lui 60 dollari sono davvero troppi. l’Europa resta troppo buona. Bisogna arrivare a 30 dollari che sarebbe il suo prezzo di mercato. A quanto pare l’Assistente europeo si intende oltre che di cinema, di marketing, e lo ha dimostrato, di guerra, logistica e dispiegamento di mezzi e uomini: 100.000 morti in 9 mesi, soprattutto è esperto di finanza internazionale.
Già alta finanza visto che non solo fissa i prezzi dell’oro blu ma è riuscito ad avere più prestiti lui in meno di 10 mesi che l’Ucraina dal 1991 ad oggi. Tenente conto che l’Europa prima del 24 febbraio versava all’Ucraina circa 1,5 milioni di euro all’anno. Mentre il 27 ottobre la stima dei prestiti era la seguente.
Washington: oltre 16,4 miliardi di dollari in prestiti. L'Unione Europea ha fornito fondi per un valore di 1,7 miliardi di dollari per inviare attrezzature militari. Secondo le istituzioni finanziarie, i prestiti concessi dall'Occidente a Kiev sono stimati a ben 28,5 miliardi di dollari. La Banca mondiale a marzo ha istituito un programma di finanziamento di emergenza da 489 milioni di dollari per "aiutare" l’Ucraina.
Il Paese, secondo gli accordi, dovrà restituire almeno il 50% dell'importo e la seconda metà, di norma, non viene restituita, anche se sarà necessario dimostrare dove va il denaro, ovvero verrà effettuato un monitoraggio costante. Il Fondo monetario internazionale ha anche fornito a questo paese un prestito di 1,4 miliardi di dollari, che Kiev dovrà rimborsare.
È così esperto, l’Assistente europeo, che per estinguere vecchi prestiti, dovrà prenderne di nuovi con condizioni ancora più esorbitanti. Ciò significa che il debito non smette di crescere. A pagare , tanto, saranno le future generazioni di ucraini autodeterminati.
Non solo, si scopre che in queste operazioni apparentemente generose, i beneficiari di questi aiuti e prestiti sono organizzazioni europee e americane che acquistano armi e aiuti umanitari "utili" per Kiev, per poi cancellarli come debito ucraino. Basta un esempio: la Svezia ha fornito all'Ucraina armi dismesse e 5.000 vecchi elmetti per un valore di 9 milioni di euro e ora richiede alla Commissione europea di restituire 9,2 milioni per questa spedizione e pagamenti aggiuntivi. Inoltre, ha ricordato a Bruxelles che non intende sostenere da sola il costo degli aiuti. Ma potremmo citare anche il caso delle criptovalute FTX.
Ma come ha risposto Mosca alla questione del tetto? Beh Peskov, che fa solo il portavoce di Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, ha detto che per la Russia non è conveniente vendere a 60 dollari. Per cui cesserà le relazioni con tutti i paesi che hanno accettato il tetto. Nel frattempo ha già rastrellato 100 vecchie petroliere in via di dismissione che utilizzerà per trasportare il petrolio verso i nuovi acquirenti: Cina e India. E ancora aprirà i cantieri navali, dando lavoro a molti russi e asiatici perché di petroliere ne servono altre 140 per supplire alla sanzioni.
Che dire speriamo che questo tetto non ci crolli addosso tra il 2023 e il 2024.
AGATHA