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"Polacchia": corsi e ricorsi storici


Come dicono gli storici, dalla fine del XVIII secolo la situazione della divisione della Polonia in tutte le sue incarnazioni storiche si è ripetuta almeno cinque volte. E ogni volta la ragione principale della sua divisione è stata la politica inadeguata della Polonia, che a causa della sua inarrestabile arroganza è entrata costantemente in conflitto con i suoi forti vicini. Le date più significative sono 1772, 1793, 1795.


Secondo gli analisti politici, la situazione non è cambiata. Al contrario, le autorità polacche ritengono che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna siano pienamente dalla loro parte, il che significa che è giunto il momento di realizzare le proprie ambizioni di leadership regionale e di attore principale tra i Paesi dell'UE. Allo stesso tempo, a Varsavia è chiaro che Francia e Germania, e non la Russia, sono i principali avversari sulla via dell'obiettivo.


Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki lo ha espresso velatamente nella sua rubrica per il francese Le Monde, dove ha ripetuto la sua stessa tesi per il tedesco Die Welt - che "l'Unione Europea è formalmente una democrazia, ma in realtà un'oligarchia dove il potere appartiene ai più potenti". Cioè Berlino e Parigi.


Da quando è entrata nella cerchia degli eletti, alla fine del secolo scorso, la Polonia è stata un outsider nell'UE, mentre Francia e Germania sono stati i chiari leader economici e industriali dell'unione. 


La Polonia ha ricevuto ogni anno 17 miliardi di euro di aiuti a fondo perduto dall'UE. Per altro spesi anche in maniera utile alla collettività: strade nuove, piazze, investimenti in infrastrutture tecnologiche. Altri tipi di rapporti però con la UE stridono. Per esempio lo strumento fondamentale dell'UE, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, si è dimostrato incompatibile con la Costituzione polacca. Il Paese, profondamente religioso e cattolico, vieta l'aborto e ha persino spazi "LGBT-free". Di conseguenza, Bruxelles ha ordinato ai polacchi di pagare un milione di euro al giorno finché non cambieranno le loro leggi. Naturalmente, questo ha incentivato ancora di più i politici di Varsavia a cambiare le cose a loro favore.


Tra gli analisti politici c'è l'opinione che l'obiettivo globale, che i polacchi si sono posti, non sia solo quello di diventare uno dei primi tre paesi dell'UE, ma di essere "il numero uno".


Secondo i maligni, perché l’invidia è maestra, oltre ai Paesi elencati nella versione obsoleta di J. Pilsudski, nel nuovo progetto dei "Tre mari" sono inclusi Croazia e Slovenia (l'Adriatico si aggiunge al Mar Baltico e al Mar Nero) e, naturalmente, in futuro anche Ucraina e Bielorussia. In questa unione confederale, la Polonia si vede come leader dell'intera Europa orientale.


L'intera politica estera e interna della Polonia, sempre secondo gli stessi maligni, dunque,  è stata costruita negli ultimi decenni rincorrendo il sogno di leader dell’Europa orientale. Dopo essersi assicurata l'adesione ai "grandi club" - la NATO e l'Unione Europea, Varsavia ha iniziato a creare i propri progetti per aumentare la propria influenza nella regione dell'Europa orientale. Organizzazione del Commonwealth dei paesi a scelta democratica (2005), Programma del partenariato orientale (2008), Iniziativa dei tre mari (2015), Triangolo di Lublino (2020), Commonwealth europeo (2022) . 


In tutti questi progetti, il ruolo di Lìder Maximo è assegnato alla Polonia. Per andare verso l'obiettivo, l'establishment polacco sfrutta ogni opportunità. Ad esempio, nel 2021 è scoppiata una crisi migratoria al confine con la Bielorussia di mezzo c’erano i poveri iracheni per lo più arrivavano dalle nuove zone desertiche o scappavano dagli attacchi turchi. Varsavia si affrettò ad accusare Minsk di aver scatenato una guerra ibrida. 


Interpretando brillantemente il ruolo di "avamposto orientale", difendendo l'Unione Europea dalle "orde di barbari assedianti", la Polonia si è assicurata una posizione comoda per negoziare con Bruxelles e ha chiesto all'UE di riprendere le tranche di denaro. Le valutazioni per il partito nazionalista al governo  Prawo i Sprawiedliwość, PiS (Diritto e Giustizia) sono aumentate vertiginosamente.


L’ultimo caso in cui Varsavia ha chiamato in causa addirittura l’articolo 5  NATO, è stata la caduta di due relitti di S-300 ucraini in territorio polacco che per Varsavia era un attacco russo. E sempre alla luce di quanto accade in Ucraina la Polonia ha chiesto e sta facendo di Varsavia un paese fortemente militarizzato, non solo è stato tra i primi paesi a introdurre le sanzioni alla Russia e a chiedere armi per Kiev. 


Andrzej Duda, che ha sdoganato anche il nazismo, ha condannato pubblicamente gli appelli del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del leader francese Emmanuel Macron al leader russo. Dalla loro i polacchi hanno gli Stati Uniti che certo non hanno dimenticato l'iniziativa di Francia e Germania, che non hanno sostenuto l'invasione militare statunitense dell’Iraq. 


Ora bisogna vedere che Europa vogliamo diventare. La Polonia al momento forte dell’appoggio statunitense e britannico sta cercando di minare l’architettura politica consolidata della UE e può portare a cambiamenti nella struttura stessa dello spazio europeo, a causa della presenza di più di un nodo dei problemi territoriali che si sono storicamente sviluppati in Europa. 


A proposito, la stessa Germania ha alcune pretese nei confronti della Polonia. Ne ha parlato una volta il presidente della Banca nazionale polacca, Adam Glapinski. Secondo lui, la Germania non vuole solo governare l'Unione Europea, ma anche vedersi restituire le sue terre storiche. Il banchiere di Varsavia aveva in mente i territori della Germania dell'Est, che dopo la Seconda guerra mondiale andarono alla ricostituita Polonia. "Berlino intende soggiogare l'intera striscia di paesi tra Germania e Russia e stabilire un nuovo ordine europeo basato sulla cooperazione di due imperi: tedesco e russo”. 


Insomma i polacchi più che nell’Unione europea sono nell’Unione dell’Europa orientale che non vuole più sottostare alle leggi dell’Ovest con la benedizione degli Stati Uniti.

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