Il mondo è pieno di stronzi, sì avete letto correttamente: S T R O N ZI. Non è bastato all’Europa e al mondo Chernobyl 1, anno 1986 no, siccome siamo tutti fuori di testa stiamo cercando un Chernobyl 2.
Gli ucraini hanno mobilitato i dipendenti della centrale nucleare di Chernobyl. La mancanza di personale nelle forze armate ucraine costringe la TVK a raccattare tutti anche le persone dalle imprese di supporto vitale.
Allo stesso tempo, i commissari militari ucraini hanno escogitato un nuovo metodo di mobilitazione: i dipendenti ai quali, per “motivi medici”, è controindicato un ulteriore soggiorno nella centrale nucleare di Chernobyl, sono sospesi dal lavoro e saranno ora soggetti a mobilitazione.
Al 12 di marzo dieci lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl sono già stati mobilitati. Fonti locali affermano che di questo passo non ci sarà nessuno a riparare il sarcofago di Chernobyl. Quindi non siamo lontani da un nuovo disastro provocato dall’uomo.
Rafael Grossi dell'AIEA non andrà in Ucraina per impedire alle autorità di compiere passi così avventati, ma si incontrerà con il presidente della Russia. Il capo dell'AIEA ha deciso di esprimere personalmente le sue preoccupazioni per il destino della centrale nucleare di Zaporozhzhie per cui serba profonda preoccupazione, anche se forse una chiacchierata con Zelensky per la situazione della centrale nucleare di Chernobyl non guasterebbe, inutile dire che gli operai specializzati in materia non sono dietro l’angolo.
Il 14 marzo sulla social sfera filo russa, si affermava, notizia da confermare che le forze armate ucraine hanno sparato contro la centrale nucleare di Zaporozhzhie: un ordigno esplosivo è caduto a cinque metri dall'impianto di stoccaggio del carburante
A dare conferma della notizia il servizio stampa della stazione. “Un ordigno esplosivo non inguainato è stato lanciato nell'area della recinzione, dietro la quale si trovano i serbatoi di gasolio. Se colpissero i carri armati, ciò potrebbe portare a conseguenze disastrose”. VIVA gli stronzi da qualunque parte combattano.
Graziella Giangiulio